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Acqua: regole più severe del ministero della Salute per le caraffe filtranti
25 marzo 2012
Le caraffe filtranti non solo sono una spesa inutile, ma possono addirittura peggiorare la qualità dell’acqua potabile.
Possono eliminare le caratteristiche di potabilità e sono vendute, senza nessun controllo, sulla base di vecchie disposizioni che non tutelano la salute. Benché non sia un'affermazione ufficiale del ministero della Salute, giornali e siti hanno riportato questo giudizio, probabilmente contenuto in un documento per uso interno, che avrebbe accompagnato il nuovo decreto sui filtri domestici per l'acqua. Il provvedimento pone regole più stringenti per tutti i filtri domestici. Il nostro test aveva, comunque, già sostanzialmente anticipato queste affermazioni dimostrando come, per alcuni aspetti, questi dispositivi non fanno altro che peggiorare la qualità dell’acqua stessa.
Cambiano solo il sapore
C’è la falsa credenza che l’uso di un filtro possa eliminare le sostanze pericolose migliorando così la qualità dell’acqua. Ma, anche sulla base di indagini avviate da alcune Procure, a supportare queste affermazioni non ci sarebbe alcun elemento scientifico. Questi apparecchi hanno come unico scopo quello di modificare il sapore, l’odore e il colore dell’acqua. Inoltre, una scarsa manutenzione nel tempo farebbe perdere all’acqua anche le caratteristiche di potabilità.
Batteri e addolcimento eccessivo
Anche se la pubblicità lascia intendere che le caraffe garantiscono sempre e comunque un miglioramento della qualità dell’acqua, il nostro test dimostra che per alcuni aspetti tendono a peggiorarla. Il fatto più grave è la proliferazione di batteri, prima non presenti, soprattutto verso la fine della cartuccia. L’acqua filtrata, insomma, contiene più batteri di quella del rubinetto. L’altro punto debole è l’eccessivo addolcimento. Più l’acqua viene addolcita e più somiglia alla minerale: questo è forse uno dei motivi per cui le caraffe sono molto vendute. Non si può esagerare però. Se, inoltre, l’acqua del rubinetto ha tutte le caratteristiche di potabilità necessarie, come stabilito dalla legge, non si può dire lo stesso per quella filtrata con le caraffe. Il paradosso, dunque, è che si spendono soldi nella speranza di filtrare sostanze indesiderate, ma nel contempo possono esserne rilasciate di nuove, che non erano presenti nell’acqua di rubinetto.
Non solo caraffe
Oltre a disporre regole più severe sulle caraffe filtranti, il provvedimento del ministero riguarda anche gli impianti fissi per i lavelli di abitazioni private e ristoranti che dovranno rispondere a nuovi requisiti di sicurezza, per quanto riguarda i materiali, ed essere accompagnati da accurate spiegazioni. Oltre all’obbligo di informare correttamente i consumatori, le aziende hanno sei mesi di tempo per adeguarsi alla nuova normativa.
L’acqua del rubinetto: la soluzione migliore
Bere l’acqua del rubinetto è da molti punti di vista la scelta migliore: costa meno di un euro all’anno, non obbliga a portare pesi a casa e i controlli rigorosi garantiscono quasi sempre una qualità buona. Non dimentichiamo anche il rispetto dell’ambiente: niente plastica e zero inquinamento da trasporto merci.http://www.altroconsumo.it/salute/sicurezza-alimentare/news/acqua-regole-piu-severe-del-ministero-della-salute-per-le-caraffe-filtranti
Cambiano solo il sapore
C’è la falsa credenza che l’uso di un filtro possa eliminare le sostanze pericolose migliorando così la qualità dell’acqua. Ma, anche sulla base di indagini avviate da alcune Procure, a supportare queste affermazioni non ci sarebbe alcun elemento scientifico. Questi apparecchi hanno come unico scopo quello di modificare il sapore, l’odore e il colore dell’acqua. Inoltre, una scarsa manutenzione nel tempo farebbe perdere all’acqua anche le caratteristiche di potabilità.
Batteri e addolcimento eccessivo
Anche se la pubblicità lascia intendere che le caraffe garantiscono sempre e comunque un miglioramento della qualità dell’acqua, il nostro test dimostra che per alcuni aspetti tendono a peggiorarla. Il fatto più grave è la proliferazione di batteri, prima non presenti, soprattutto verso la fine della cartuccia. L’acqua filtrata, insomma, contiene più batteri di quella del rubinetto. L’altro punto debole è l’eccessivo addolcimento. Più l’acqua viene addolcita e più somiglia alla minerale: questo è forse uno dei motivi per cui le caraffe sono molto vendute. Non si può esagerare però. Se, inoltre, l’acqua del rubinetto ha tutte le caratteristiche di potabilità necessarie, come stabilito dalla legge, non si può dire lo stesso per quella filtrata con le caraffe. Il paradosso, dunque, è che si spendono soldi nella speranza di filtrare sostanze indesiderate, ma nel contempo possono esserne rilasciate di nuove, che non erano presenti nell’acqua di rubinetto.
Non solo caraffe
Oltre a disporre regole più severe sulle caraffe filtranti, il provvedimento del ministero riguarda anche gli impianti fissi per i lavelli di abitazioni private e ristoranti che dovranno rispondere a nuovi requisiti di sicurezza, per quanto riguarda i materiali, ed essere accompagnati da accurate spiegazioni. Oltre all’obbligo di informare correttamente i consumatori, le aziende hanno sei mesi di tempo per adeguarsi alla nuova normativa.
L’acqua del rubinetto: la soluzione migliore
Bere l’acqua del rubinetto è da molti punti di vista la scelta migliore: costa meno di un euro all’anno, non obbliga a portare pesi a casa e i controlli rigorosi garantiscono quasi sempre una qualità buona. Non dimentichiamo anche il rispetto dell’ambiente: niente plastica e zero inquinamento da trasporto merci.http://www.altroconsumo.it/salute/sicurezza-alimentare/news/acqua-regole-piu-severe-del-ministero-della-salute-per-le-caraffe-filtranti
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